Il pastore e poeta don Giulio Fazio raccontato in un libro di Franco Falvo
di LINA LATELLI NUCIFERO . «Quella di don Giulio Fazio è una poesia di cielo e di terra, di luce e ombra, il suo sguardo si sposta dal paesaggio dell’anima a quello della natura. L’opacità diventa chiarore. Esplorare le tenebre è illuminarle attraverso la luce della conoscenza. Luce e tenebra si fecondano a vicenda. E così le tenebre, al pari della luce, aprono delle porte,
conducendoci in quei luoghi lontani, innominabili, assoluti dove non abitano né luce né tenebra e raggiungibili solo dai mistici e dai poeti». È quanto ha sostenuto il critico letterario Giovanna Villella nel corso della sua dissertazione sulle poesie giovanili e inedite del sacerdote don Giulio Fazio, comprese nel libro “ Don Giulio Fazio, pastore e poeta della quotidianità” scritto dal giornalista e scrittore Franco Falvo e presentato durante un incontro organizzato dal Circolo di Riunione di Lamezia Terme, presieduto da Felice Iannazzo. Attraverso una serie di oculate domande rivolte all’autore del libro dalla giornalista e moderatrice Lina Latelli Nucifero è emersa la genesi dell’opera, la sua strutturazione e il profilo umano e poetico di don Giulio Fazio insieme alla sua intensa attività di pastore della chiesa svolta prima a Conflenti e successivamente per altri 14 anni, dopo una pausa di circa 10 anni senza una parrocchia stabile, a Feroleto Antico, suo paese natìo. Il libro nasce dal ritrovamento di scritti, documenti e poesie giovanili inedite di don Giulio Fazio, scritte tra il 1956 e il 1957, all’età di 16-17 anni, «tenute nascoste agli ambienti culturali del tempo per la sua riservatezza e la sua ritrosia verso ogni forma di notorietà – ha affermato Franco Falvo – ma date in dono esclusivo ai suoi parrocchiani e ai pochi amici che le hanno custodite finora gelosamente. Don Giulio Fazio è rimasto orfano di padre, deceduto nel 1942 mentre rientrava con una nave da Tripoli, dove era soldato, per conoscere suo figlio» ha proseguito Franco Falvo aggiungendo di aver scritto questo libro per salvare la sua memoria storica dall’oblìo e farlo conoscere anche alle giovani generazioni. Oltre a queste poesie inedite, don Giulio Fazio è autore di tre libri di poesie in vernacolo feroletano molto preziose sia per la conoscenza di una lingua antica ormai evoluta o in disuso e sia per i temi trattati concernenti le tradizioni di una realtà calabrese periferica qual è quella di Feroleto Antico. In merito alle poesie giovanili inedite, il critico Giovanna Villella ha messo in luce che « sono percorse , in maniera ancora acerba, da echi riconducibili a quelli che erano i suoi studi classici» dopo un’attenta disamina critica dei singoli componimenti accostati, con frequenti richiami, ai grandi della letteratura italiana tra cui Petrarca, Leopardi , Pascoli e latina tra cui Virgilio ( Eneide), Ovidio ( Amores). Evidente, nelle poesie, la coscienza della brevità e della caducità delle gioie terrene in contrasto con la certezza della gioia cristiana, che nasce dal silenzio e dalla preghiera, preludio della vocazione sacerdotale di don Fazio, e la presenza delle « immagini di natura tutte intime, ricche di notazioni psicologiche personalissime» e della malinconia che diventa dolore per il padre morto in mare, in una terra lontana, l’Africa, al quale spera di congiungersi nella vita eterna. «O Signore, ci negarono in terra vederlo/ ma in cielo vedrà il suo babbo quel bimbo?». I versi di stile elevato, agilmente articolati e, spesso, costruiti sintatticamente alla maniera latina seguono il flusso del pensiero e del sentimento, insieme alle immagini di lineare trasparenza, attraversata da una patina linguistica arcaicizzante ( Alberi fronzuti/ verzure/ voci garrule), denotano l’altezza poetica di don Giulio sostenuta da una vasta cultura nonostante la giovane età collocandolo – secondo Giovanna Villella – nel panorama della letteratura non solo calabrese ma anche nazionale.
nella foto in primo piano: Falvo- Iannazzo- Latelli – Villella