IL SANTUARIO DI DIPODI E L’ANTICA DEVOZIONE DELLE VERGINELLE

IL SANTUARIO DI DIPODI E L’ANTICA DEVOZIONE DELLE VERGINELLE

L'ANTICA CONA SULLA PROVINCIALE

L’ANTICA CONA SULLA PROVINCIALE

Il prossimo 2 aprile saranno inaugurati i lavori di ristrutturazione di questo santuario e sarà benedetto il nuovo altare. In occasione di tale evento cercheremo di saperne un po di più di questo luogo sacro. Da sempre il santuario di Dipodi, a pochi chilometri dalla città  di Lamezia Terme, è uno dei più antichi santuario di Calabria ed insieme al santuario di Visora a Conflenti, costituiscono gli unici due santuari mariani della diocesi.

Una particolare tradizione in uso sino ad alcuni decenni presso questo santuario, è l’antico rito delle verginelle. Ma in cosa consisteva tale tradizione? In una breve indagine svolta dall’insegnante Brigida Astorino, appassionata di tradizioni locali, questo rito viene descritto nel seguente modo.

Nella tradizione del nostro paese, la devozione delle verginelle è stato, ed è ancora Rito delle verginelle a dipodioggi, anche se in maniera sporadica, un modo per ringraziare la Madonna di Dipodi per una grazie ricevuta, o da ricevere. Le verginelle, ragazzine fra i nove e i dodici anni, vestite in abito bianco, si recavano al santuario percorrendo tutta la strada a piedi e cantando canti tradizionali e recitando delle preghiere unitamente alla persona che le aveva promesse in voto alla Madonna. Il numero delle verginelle non era sempre lo stesso ma  variava; potevano essere 7, 14, 15 o 21 e questo rispettava sempre la promessa di voto.

Durante il periodo della guerra, questa usanza era molto diffusa e sentita. Spesso le verginelle non avendo la possibilità di indossare un vestito bianco , si mettevano come segno di riconoscimento una coroncina di fiori bianchi, fatti di carta e preparati da una signora di Feroleto, donna Bettina Serrao, ormai scomparsa da molti anni, la quale era bravissima nell’arte di creare fiori. Le verginelle la mattina che dovevano andare a Dipodi, si ritrovavano alle prime luci dell’alba nella casa della signora che aveva promesso il voto alla Madonna, qui prendevano qualcosa da mangiare, si mettevano una corona di fiori in testa  e poi si incamminavano a piedi cantando il seguente ritornello: “ Nui jamu a visitare la Madonna/ lu juarnu de la Vergine Maria/ ca de lu cialu siti la colonna/ siti a fhede e lla speranza mia”

Per fare un esempio concreto un “voto” richiesto poteva essere quello di chiedere alla Madonna di far ritornare a casa il proprio figlio partito in guerra, o quello di chiedere la guarigione di un componente della propria famiglia affetto da qualche brutta ed inguaribile malattia. Durante il tragitto le verginelle cantavano canti tradizionali e pregavano, recitando il Santo Rosario con delle invocazioni particolari che sono state recuperate attraverso ricerche e testimonianze registrate da persone anziane del posto, tra cui questo:

Regina de lu cialu/Regina de la terra/difhiandi a  Patria nostra/perchì se trove in guerra/ e i nustri surdati/ se trovanu llà/ oje è llu juarnu  Tue/ falli pacificà..

 Poi alla posta si diceva:

E una e mille vote/ lodami l ’Immaculata/ lodamula ad ogne ura l’Immaculata la gran Signura/. O gran Signura Maria/ gioia bella dell’anima mia/ prima Te vuagliu amare/ e pue morire.

Se lungo il tragitto si incontrava una icona sacra le verginelle si fermavano e cantavano così:

 Bentrovata conicella/ cca c’è stà na stilla bella/ na stilla e na fhata /e na rosa  spampulata/ e nna rosa damascata/ grazia ciarcu sira e matina.

Quando giungevano al Santuario entravano in chiesa cantando questo motivo:

Bona trovata Madonna mia/ lu primu salutu lu puartu a ttia/ e pue dopo a tutti li Santi/ Patre, Figliulu e Spiritu Santu..

Dopo aver ascoltato la santa Messa e aver salutato la Madonna, si riposavano nello spiazzale antistante la chiesa. Qui la signora che le aveva convocate le faceva “morzellare” con pane casereccio, salame e braciole ed alla fine offriva loro il famoso “cono gelato”, che per quei tempi rappresentava  una vera golosità. Poi, prima di fare ritorno a casa, si salutava la Madonna e si cantava questa simpatica filastrocca:

Mia Madonna mi nde andu

 de na grazia te domandu

 si m’affrunte llu nemicu

 dimme Tu cumu cc’è dicu.

Jativinde a via via

Ca cc’è Gesù e Maria

Jativinde strada strada

Ca trovati l’Immaculata.

 Le verginelle, in seguito, venivano riaccompagnate a casa dove ricevevano come ricompensa 1 o ½ Lira ed esse erano contente e soddisfatte  ma prima di andar via  cantavano:

Simu stati a visitare a Madonna

Lu juarnu de la Vergine Maria

Chi di lu cialu siti la colonna

Siti la fhede e a speranza mia.

Oggi questa tradizione è scomparsa del tutto non solo perché nessuno vuole interpretare il ruolo della verginella, ma anche perché la gente ringrazia la Madonna in modo diverso e con altri metodi.

  Franco Falvo (notizie tratte dal mio libro : Il santuario di Dipodi).

 

 

 

 

Franco Falvo

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