LUTTO NELLA CULTURA: SCOMPARSO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA GABRIEL GARCIA MARQUEZ

LUTTO NELLA CULTURA: SCOMPARSO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA GABRIEL GARCIA MARQUEZ

La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla. E’ una delle tante frasi celebri di Gabriel Garcia Marquez, scomparso ad 87 anni.

La scomparsa di  Gabriel Garcia Marquez, uno degli scrittori più amati di tutti i tempi, lascia sicuramente tra suoi lettori molta tristezza . Chi non ha letto  almeno un suo romanzo? Ero ancora un ragazzino quando ho iniziato a leggere i suoi libri e nella mia libreria ancora conservo diversi suoi romanzi. Non appena ho appreso della sua scomparso mi sono recato nella libreria di casa e tra tutti i suoi libri mi sono soffermato a rileggerne uno molto particolare dove sono racchiusi pensieri, aneddoti e vicende della sua vita e come dice il titolo stesso: “ Amici e nemici raccontano Garcìa Marquez” pubblicato nel 1992, ossia oltre vent’anni fa. Mi piace riportare alcuni passi di questo libro perché li trovo molto interessanti e necessari per comprendere la grandezza e nello stesso tempo l’umiltà di questo scrittore.

“Sono diventato scrittore per timidezza, perché la mia vera vocazione sarebbe stata quella del prestigiatore. Mi confondevo talmente tanto, se si trattava di fare un gioco di prestigio, che dovetti rifugiarmi nella solitudine della letteratura. Ambedue le attività in ogni caso conducevano all’unica cosa che sin da bambino mi interessò: che i miei amici mi amassero di più. Nel mio caso scrivere  fu un merito fuori dall’ordinario perché tendevo alla grossolanità. Dovetti sottomettermi ad una durissima disciplina per poter terminare mezza pagina  in otto ore di lavoro. Lottavo contro ogni parola, e quasi sempre era questa ad uscire vittoriosa. Ero così testardo  da riuscire a pubblicare quattro libri in vent’anni. Il quinto che scrivevo progrediva più lentamente degli altri, perché tra i creditori ed una nevralgia mi rimanevano ben poche ore libere”(Gabriel Marquez). Soprattutto nei primi decenni della sua vita Gabriel ha vissuto – pur essendo già uno scrittore affermato- in stenti tant’è che lui stesso scrive: “ ho passato la prima metà della mia vita  senza mangiare perché non avevo denaro, e la seconda digiunando per non ingrassare.” Gabriel è stato un uomo che ha viaggiato molto anche perché è stato prima di tutto un corrispondente che ha lavorato in Europa per lunghi periodi. Fu anche in Italia e a proposito del nostro Stato disse: “ Uno dei paesi più liberi è l’Italia. Sapete dirmi dov’è il potere in Italia? Di poteri ce n’è più di uno, e si elidono a vicenda. Gli italiani sono allergici al concetto di autorità ed hanno fatto una grande scoperta:che si vive una volta sola. Questa scoperta allontana il fanatismo e qualunque posizione unilaterale. Forse avvicina ad un certo genere di felicità…” Ma fra i suoi aneddoti o frasi celebri ci sono anche queste: “non esiste peggior disgrazia umana dell’incapacità di amare”; “Non tornerò più ad innamorarmi. E’ come avere due  anime nello stesso tempo”,”la fama mi intimidisce e la gloria assomiglia molto alla morte”,”La povertà è la migliore medicina per il diabete”.

Ma sullo scrittore colombiano,  scomparso ad 87 anni compiuti, si potrebbero raccontare tanti altri aneddoti, tutti molto interessanti e lungimiranti poiché, anche se partoriti molti anni fa,  si trovano in linea con il presente. Gabriel Garcia Marquez  era nato ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia. Primogenito di 16 figli, il padre fu un  telegrafista e  la madre una chiaroveggente. Gabriel  a Bogotà frequenta la facoltà di giurisprudenza e inizia a scrivere i suoi primi racconti, pubblicati nelle riviste. Trascorre parte della sua vita all’estero: per brevi periodi anche a Londra, Roma, Parigi poi in Venezuela e in Messico. Premio Nobel per la letteratura nel 1982
il suo romanzo più famoso è “Cent’anni di solitudine” pubblicato del 1967 e che ha venduto 60 milioni di copie in più di 37 lingue. Altri romanzi celebri sono “L’amore ai tempi del colera»,
“L’autunno del patriarca», «Cronaca di una morte annunciata». Come giornalista
ha raccontato i più drammatici avvenimenti, dalle rivoluzioni di Cuba e del Portogallo alla tragedia cilena, al Che, ai cubani in Angola,  ai dittatori centroamericani, alla Spagna postfranchista di Felipe Gonzalez. In questo breve pezzo mi sono soffermato solo su piccolissime mie considerazioni personali ma siamo tutti consapevoli che Gabriel Garcìa Marquez Dunque è stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi la cui storia personale e letteraria per scriverla “non basterebbe una vita”.

                                                                                                                Franco Falvo (giornalista)

 

 

 

Franco Falvo

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